L’ attività fisica cambia le nostre abitudini

Siamo esser viventi che si approvvigionano per accumulare energia e spenderla per sopravvivere anche in circostanze avverse. Siamo dunque portati ad immagazzinare e non a sprecare risorse. Ogni organo cerca di utilizzare le disponibilità energetiche in modo efficiente ed ottimale per far fronte a qualsiasi evenienza o emergenza possa capitare. Così anche il nostro cervello assimila più possibile dati e informazioni  quando capisce che alla base c’è un ripetersi di azioni  pressocchè simili in modo da memorizzarne l’esecuzione per  mandarle in  automatico.

E’ il caso delle abitudini che subentrano quando siamo soliti eseguire determinati gesti, ragionamenti o movimenti tali per cui il cervello non ha bisogno di mentalizzare la situazione e scegliere cosa fare e come fare perché già tracciate  le dinamiche e ciò che ne consegue alla fine.

E’ stato diagnosticato che quotidianamente circa il 40% delle azioni compiute dalle persone sono conseguenza di abitudini e non di decisioni elaborate.

Il Massachusetts Institute of Technology (MIT) con diversi studi attribuisce ad una parte anatomica del cervello (i nuclei della base) il luogo dove si formano le abitudini. I nuceli della base sono una zona situata al centro del cranio e grossa come una pallina da ping-pong. Sono formati da:

  1. Nucleo striato: dorsale (nucleo caudale- putamen) e ventrale: (nucleus accumbens- tubercolo olfattivo)
  2. Globus pallidus
  3. Nucleo sub-talamico
  4. Sub stantia nigra

 

Tutta questa parte è inondata da vari neurotrasmettotiri quali dopamina, GABA e serotonina  ed è in stretto collegamento col tronco encefalico (sede dei neuroormoni), con l’amigdala e con l’ ippocampo (parti importanti del sistema limbico rispettivamente per la regolazione emotiva e lo stoccaggio della memoria a lungo temine).

Sotto eventi stressogeni ad esempio c’è un coinvolgimento attivo del circuito amigdala-striato tale per cui, il cervello si mette in moto e si focalizza per far fronte a ragionamenti o azioni volte a risolvere eventi contingenti, non preoccupandosi di  recidivare in comportamentali ormai appresi (bere, fumare, mangiare). In psicologia per far si che un abitudine si consolidi bisognerebbe ripeterla per 3 settimane circa ma la spinta che ci aiuta a voler intraprendere questa nuova abitudine deve risolversi in una gratificazione successiva.

La gratificazione combinata con l’autodisciplina a ripetere la stessa cosa sono fondamentali affiche si crei nei nuclei della base, l’abitudine consolidata e stereotipata che esonera il cervello a partecipare al processo decisionale (tutto il processo di creazione di un abitudine prende il nome di CHUNKING). Le abitudini non si possono cancellare ma sicuramente si possono modificare identificando il motivo per cui tale azione viene fatta e se è necessariamente indispensabile continuare a farla.

Generare una nuova abitudine significa creare un alternativa a quelle condotte che non sono del tutto salutari come quella di mangiare cibi spazzatura per la gratificazione che ne deriva. Secondo studi del M.I.T. l’attività aerobica ad alta intensità oltre ad essere un alternativa a delle routine molto spesso deleterie, sembrerebbe produrre plasticità dopaminergica nel Tegmento ventrale del nucleus accumbens dello striato ( dove si è vista maggior sintesi di dopamina) e il miglioramento della sensibilità insulinica (ormone prodotto dal pancreas deputato al trasporto degli zuccheri in più parti del corpo). Si è riscontrata anche plasticità della corteccia prefrontale, zona specifica nel coinvolgimento delle decisioni in base ad imput emozionali. L’esercizio fisico potrebbe rappresentare un escamotage per ridurre il piacere derivanti da alcuni abitudini per un incremento dopaminergico ma l’eventuale attività fisica che si propone dovrà  necessariamente essere attentamente strutturata anche perche contesto, matrice culturale e psicologia in coloro che la praticano, dovranno lentamente interagire e modificarsi.

Referenze:

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