Ansia, depressione, cortisolo: stress acuti e stress cronici e le interazioni

Nuovissimo articolo che indaga, come da titolo, l’associazione tra I sintomi della depressione e d’ansia, alle risposte dell’oromone cortisolo e quindi al recupero da stress acuto. Disturbi d’ansia e disturbo depressivo maggiore (MDD) sono stati associati ad una aumentata e smussata reattività dell’asse HPA allo stress sociale. Tuttavia, la ricerca focalizzata sulle associazioni tra le risposte dell’asse HPA allo stress e i sintomi di ansia e depressione tra individui senza una diagnosi rimane un’area di studio sottovalutata. Quante volte ci è capitato di provare dei sintomi, magari riconducibili anche a delle patologie lievi, comuni, e magari attribuirle al cosiddetto stress. E’ importante capire che lo stress non è solamente una parola inventata per poter attribuire a cause ignote quello che non sappiamo attribuire magari a patologie esistenti; anche un episodio virale, per esempio, pone sotto stress l’organismo sotto un certo punto di vista. Quello che ci interessa sicuramente è sapere come il concetto di stress si colloca nel discorso di recupero e del rimettersi in sesto della persona e dell’individuo. Ognuno di noi in un certo qual modo ha una curva di recupero, ciò significa che tutti i suoi equilibri fisiologici ritornano mano mano in equilibrio appunto, entro un certo lasso di tempo, in seguito ad un evento stressogeno ( che è chiamato in questo modo dal momento che si tratta di un fenomeno che rompe questo equilibrio verso una condizione sfavorevole ).
L’articolo in questione si occupa di indagare l’associazione tra stress ed ansia, nei confronti di un importante marker biologico come il cortisolo, e della curva del recupero di cui abbiamo appena parlato. Come è stato effettuato questo importante studio? Le informazioni ci vengono da un abstract veramente dettagliato, che consigliamo comunque di leggere a fondo poi in completo, al momento della data di pubblicazione.
A questo punto, l’indagine si è sviluppata prendendo in esame 143 adulti, di entrambi i sessi, a cui sono stati diagnosticati dei sintomi ansiogeni e depressivi e quindi sono risultati idonei per essere seguiti e monitorati. I campioni di ormoni venivano prelevati tramite la saliva, che sappiamo è uno dei mezzi meno invasivi con cui poter stimare le concentrazioni sistemiche degli ormoni steroidei come appunto il cortisolo in questo caso.
I risultati sono stati importanti – sicuramente non conclusivi per quanto riguarda questo tipo di indagine – sul punto di vista delle correlazioni. E’ stato notato, che le curve di recupero in persone che mostravano sintomi ansiogeni erano più “piatte”; questo cosa vuol dire? In poche parole le persone che mostravano sintomi legati all’ansia, tendevano a recuperare più lentamente di persone che invece non avevano questo tipo di sintomatologia. Per quanto riguarda il cortisolo, è stato notato che sintomi depressivi accentuavano in maniera ripida la curva di recupero, e la curva di reattività dell’ormone; questo vuol dire che ci soffriva di sintomi depressivi, faceva più fatica a recuperare e mostrava una secrezione di cortisolo maggiorata ( che probabilmente poteva in qualche modo dare dei problemi in questo senso ).
Inoltre c’è una piccola, ma non trascurabile correlazione tra sintomi ansiogeni e una minore reattività generale ( che gli autori ci tengono a citare anche se specificano che si tratta di un’associazione marginale, quindi presente in una piccola parte del campione che è stato analizzato ). Cosa bisogna portare a casa da questo studio? L’indagine esplorativa per quanto riguarda sintomi non clinici ( non si tratta di un disturbo depressivo maggiore o di altre patologie psichiatriche gravi ) non era del tutto delucidata fino a questo momento. O meglio, come precisano gli autori stesso, si tratta di un campo ancora molto poco esplorato. Lo studio è molto utile considerarlo come un’indagine pilota, anche se si fa molto presto, dato la mole di evidenze sulla situazione delle rispettive patologie cliniche, a considerarlo uno studio conclusivo magari. C’è da tenere in considerazione che da design però questa non è considerabile come un’indagine conclusiva, bensì pilota. Quindi bisogna si tenere in considerazione quello che è stato osservato, ma in luce magari di nuovi e numerosi studi che si occuperanno di delucidare al meglio i fenomeni di associazione.

Referenze:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30513499

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