Quanti di noi sono veramente gentili? Quanti si prodigano GRATUTUITAMENTE ad aiutare e prestare un servizio agli altri senza aspettarsi qualcosa in cambio o senza che giovi positivamente alla loro reputazione?
Se analizziamo bene i comportamenti potremmo scoprire con stupore che forse forse non sappiamo bene cosa voglia dire essere gentili.
Sapete che chi ha di base un umore positivo ha molta più propensione ad aiutare gli altri? La gentilezza fa parte delle 24 potenzialità dell’uomo facente parte della virtù del coraggio. E’ un sentimento che si estrinseca quando prestiamo felicemente un atto a favore esclusivo di chi lo necessita ed è rivolto solo per favorire l’altro senza aspirare a nulla in cambio, senza essere in debito e senza avvertire sacrificio: aiutare la vecchietta ad attraversare la strada ad esempio. L’atto della gentilezza è anche terapeutico in quanto aiuta persino coloro che sono malati recando conforto e benessere aumentando in loro specifici ormoni quali endorfine e ossitocina. E come un eccesso di ormoni stressogeni possono favorire varie patologie, cosi un buon umore ha il potere di interagire con quelle sostanze antiinfiammatorie che favoriscono la guarigione e alleviano lo stress.
Al contempo, chi è preposto ad essere gentile?
Ognuno di noi secondo la propria genetica ha un profilo caratteriale specifico ma come ho molte volte asserito le esperienze e gli eventi esterni (ambientali) impattano notevolmente sulle emozioni e sui sentimenti. Chi ha sempre vissuto nel rispetto dei propri valori anteponendo questi al di sopra delle delusioni, sconfitte e ed esperienze difficili ha maturato la consapevolezza che vivere significa metabolizzare in chiave positiva i “fallimenti” imparando dagli errori e riformulando i propri obiettivi. Molto spesso chi non è in grado di esercitare una profonda introspezione e consolida la convinzione che chi ha successo è esclusivamente fortunato o raccomandato, difficilmente riesce ad essere gentile con tutti per il piacere di farlo. Addirittura, in chi è profondamente ferito, non in “pace” con se stesso o eccessivamente autocentrato, può avvertire anche un senso di insofferenza nelle relazioni con gli altri. Spesso queste persone vedono gli altri come più fortunati, baciati dal destino, soffrendo di un senso di ingiustizia molto spesso infondata.
Il vortice negativo porta così alla chiusura totale considerando gli altri “nemici fino a prova contraria” provocando ripercussioni sull’intero sistema neuroendocrino. E’ il classico esempio di come le emozioni e i sentimenti che ne scaturiscono modulano ed alterano l’assetto ormonale: umore negativo persistente e calo di serotonina, dopamina e ossitocina. Agire contemporaneamente sull’analisi delle emozioni e sull’incremento ormonale porta ad uno stato ottimale della persona che la renderà capace di orientare le proprie aspettative e le proprie scelte verso obiettivi in linea coi desideri.
Chi possiede un buono stato di soddisfazione prodotto dal benessere psico-fisico e da una quiete interiore fondata su uno stile di vita improntato sulla realizzazione del vero se, sull’allenamento e sulla cura di se, ha di norma una stabilità umorale tale per cui è propenso ad aiutare gli altri provando piacere mentre lo fa. Chi elargisce buone azioni infatti, è anche inondato da un profondo senso di gratificazione.
La gentilezza rende felice e fa felici chi è intorno a noi.
Esercitatevi con atti di gentilezza almeno 1 volta a settimana per poi aumentare il numero delle volte e sperimentate già la sensazione di benessere che ne traete.